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Focus
Sanità Integrativa

Cenni storici e approfondimenti

Cenni storici: i vantaggi di una buona Sanità Integrativa

Il Sistema Sanitario Nazionale, istituito con la legge 833 del 1978 in attuazione dell’art.32 della Costituzione, rappresenta un modello di sanità pubblica ispirato ai principi di equità ed universalismo. Il valore aggiunto che un sistema sanitario pubblico efficiente produce dev’essere misurato, oltre che tramite indicatori e classifiche, anche e soprattutto sulla base del grado di libertà e benessere che genera all’interno di una comunità.

Per questo, mettere in discussione il suo ruolo, significherebbe compromettere non solo il benessere generale ma, in un’ottica più ampia, la dignità stessa dei cittadini. Occorre dunque considerare la sanità non come una semplice voce di costo bensì come un investimento strategico per la crescita economica del Paese, adottando un approccio coerente con il principio olistico dell’Health in All Policies, il quale impone l’orientamento delle decisioni pubbliche (sanitarie, ma anche industriali, ambientali, sociali ed economiche) ponendo sempre al centro la salute degli individui.

Lo stesso art. 32 della Costituzione sancisce il principio della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Il successivo art. 38 cita espressamente che siano previsti ed assicurati per i lavoratori “mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia”. Specifica inoltre che “ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi e istituti dello Stato o integrati dallo Statoprecisando allo stesso tempo che “l’assistenza privata è libera”.

Infatti il contributo dei Fondi Sanitari Integrativi è anch’esso fondamentale per l’equilibrio del Sistema Sanitario Nazionale. Istituiti nella prima versione dal d.lgs 502/92, che all’art. 9 prevede la possibilità, per le Regioni, di avviare, a partire dal 1995, delle forme di assistenza differenziata per particolari gruppi di prestazioni. A distanza di un anno, il d.lgs 517/93 chiude ogni possibilità in tale direzione e modifica la norma sostituendo le “forme di assistenza differenziata” con “forme integrative di assistenza sanitaria”, specificando, con chiarezza, che si tratta di prestazioni aggiuntive a – e non sostitutive di – quelle erogate dal SSN. Il carattere integrativo dei fondi sanitari viene ulteriormente rafforzato e specificato dal d.lgs 229/99, art.9 (cosiddetta riforma Bindi). Essi infatti, grazie a una gestione collettiva e mutualistica del rischio sanitario di milioni di lavoratori (ad oggi circa 15 milioni di lavori e rispettivi nuclei familiari sono assistiti attraverso forme di sanità integrativa) garantiscono l’erogazione di prestazioni sostenute dai datori di lavoro e discendenti dall’applicazione dei CCNL per un valore certamente superiore al sostegno fiscale ad essi riconosciuto dallo Stato.

Mutualità e non discriminazione di copertura, sono elementi cardine per garantire prestazioni e cure anche a soggetti fragili o con patologie che non potrebbero essere assicurati con una copertura individuale, se non a costi ben più elevati.

D’altronde, l’andamento crescente della spesa sanitaria privata conferma l’emergere di nuovi bisogni di welfare oggi affrontati solo dalle famiglie con maggiore capacità economico-reddituale.

Funzione e mission della Sanità Integrativa

Tre elementi chiave:

una buona ed efficiente Sanità Integrativa dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi

  1. Ridurre le liste d’attesa definendo gli ambiti operativi delle prestazioni integrative e favorendo l’accesso a quante più persone possibili alle prestazioni garantite dai Fondi Sanitari.
  2. Contrastare il fenomeno della rinuncia alle cure trasferendo quote di spesa, oggi privata ad eminentemente soggettiva (out-of-pocket), ad un modello fondato su criteri collettivistici e di mutualità.
  3. Integrare realmente il 1° e il 2° pilastro favorendo il dialogo tra i due sistemi alcune sfide (appropriatezza delle prestazioni, presa in carico del paziente, monitoraggio degli stili di vita, etc.), necessitano di una reale integrazione tra il Servizio Sanitario Nazionale e la Sanità Integrativa in un modello compiuto di Sistema Sanitario Nazionale.

 

Spesa intermediata in Italia

In valori assoluti, la spesa sanitaria privata (out of pocket + intermediata) – nel 2022 – ha superato i livelli pre-COVID 19 e ha raggiunto il valore più alto della serie storica pari a 41,5 Mld/€ (in aumento del +0,8% rispetto al 2021). Se a questo dato aggiungessimo i circa 25 Mld/€ annui di spesa destinati a prestazioni socio assistenziali non erogati dagli enti pubblici, complessivamente intorno ai 197Mld/€ , di cui solo il 2,4% di spesa intermediata.

Spesa sanitaria privata e percentuale rispetto alla spesa sanitaria totale (miliardi di Euro e valore percentuale), 2009 – 2022. Fonte: elaborazione The European House Ambrosetti su dati OECD, 2023.

Rispetto alla composizione di tale spesa è importante distinguere la componente intermediata da fondi e assicurazioni e la spesa out-of-pocket.

 

Spesa intermediata in Europa

Confronto Spesa Intermediata a livello Europeo

 

Spesa sanitaria 2022

 

Focus Italia

La spesa sanitaria privata presenta delle importanti eterogeneità a livello regionale. Nel 2021, la spesa media italiana, pari a 615 Euro pro capite , funge da «spartiacque» tra il Nord e il Sud del Paese.

Spesa sanitaria privata pro-capite nelle Regioni Italiane (Euro pro-capite), 2021.
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Ragioneria Generale dello Stato, 2023.

 

Gran parte dei beneficiari dei Fondi Sanitari Integrativi si riuniscono dunque nelle Regioni del Centro Nord, dove è più forte la presenza del SSN e dove si concentrano il maggior numero di imprese , di lavoratori e dove il reddito è mediamente più alto.

Distribuzione territoriale degli aderenti a fondi di sanità integrativa nelle Regioni italiane (valori in percentuale), ultimo anno disponibile. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Unisalute, 2022.

 

Questi dati confermano:

  1. la relazione positiva tra spesa sanitaria privata e reddito, supportando l’affermazione che i Fondi non drenano risorse dal SSN ma, piuttosto, agiscono a completamento;
  2. laddove è più bassa la capacità di reddito, nonostante performance meno positive del SSN, i dati di spesa della sanità integrativa risultano essere più bassi. Questo drammatico fenomeno di rinuncia alle cure risulta diffuso in maniera più significativa nelle regioni italiane centro meridionali a minore capacità di reddito.

Tutte le regioni del Nord Italia (ad eccezione del Piemonte) si posizionano sopra la media, mentre tutte le Regioni meridionali hanno una spesa sanitaria privata pro-capite inferiore alla media. La regione con la spesa più alta è la Valle D’Aosta (919 Euro pro-capite), mentre quella con la spesa più bassa è la Puglia (412 Euro pro-capite).

Obiettivo strategico sarà quello di individuare soluzioni che vadano a sanare il gap esistente allargando il perimetro del mezzogiorno per garantire il traguardo di uniformità ed omogeneità delle prestazioni sociali sull’intero territorio nazionale.